In Olanda con il Lions Club
Dal 13 al 31 luglio 2024 ho avuto la possibilità di partecipare allo scambio culturale proposto dal Lions Exchange Club vincendo il concorso. La destinazione era l’Olanda; fino al 21 luglio sono stata accolta insieme ad altri partecipanti da Alexander Vissers, un membro del club ad Herleen, Olanda; poi, fino al 31 luglio, sono stata ospitata in un camp.
I primi dieci giorni sono stati organizzati dal signore ospitante, il quale ci ha accolto nella sua quotidianità inserendoci in attività tipiche del contesto olandese. Ogni giorno il programma prevedeva qualcosa da fare che ci permettesse di divertirci ma anche di imparare caratteristiche di una cultura a noi nuova. Si passava da attività di rilassamento come piscina o spiaggia ad altre di impegno fisico, ad esempio cycling o le lunghe camminate da anche sei ore. Attraverso queste attività ho potuto vedere uno stile di vita ben diverso da quello italiano, partendo ad esempio dallo scarso utilizzo di macchine e di conseguenza del basso inquinamento, oltre alla pulizia della città stessa. Ogni cittadino possiede almeno una bici e se non per mezzo di quella ci si muove principalmente a piedi. A proposito è nota la curiosità che in Olanda sono più le bici che gli abitanti! La città di Alexander, Herleen, ha un’importante caratteristica: si trova geograficamente al centro tra Belgio e Germania. Abbiamo dunque avuto la possibilità di visitarle entrambe, oltre alle città olandesi circostanti quali Schin Op Geul o Maastricht. In ogni città visitata Alexander ci offriva la specialità culinaria del posto, provando così i pancake olandesi, il raw herring (aringa cruda) o i frikandels. Ho veramente apprezzato il modo in cui è riuscito ad integrarci in una cultura così diversa. I gusti culinari sono ovviamente soggettivi ma ciò che non si può cambiare è lo stupore provato di fronte agli scenari naturali visitati, come parchi, fiumi o rovine. In aggiunta quasi ogni giorno Alexander entrava in contatto con altri membri del Lions Club per assicurarci esperienze uniche, come le guide per i percorsi di cycling fatto a Maastricht o il tour delle città circostanti nella macchina d’epoca di un collezionista, attività che mi ha coinvolta di più. Infine un’ altra caratteristica della settimana passata in famiglia è che Alexander, abituato ad ospitare diversi studenti di paesi differenti, è stato determinato nel mischiare le nostre culture. Ha infatti previsto una cena tipica di ogni paese o perlomeno una specialità. Alexander ha voluto preparare la cena italiana, estremamente attratto dal paese, tuttavia ho avuto la possibilità di mangiare le meatball finlandesi e di bere il caipirinha brasiliano. Anche nei giochi di gruppo l’obiettivo era sempre imparare dall’altro.
Dal 21 al 31 luglio, invece, l’esperienza è stata completamente diversa. Alexander Vissers ci ha accompagnati al Dutch River Camp a Buren, Olanda. Inizialmente ognuno era timido e non ci conoscevamo se non tra i ragazzi con cui avevamo passato la settimana precedente; alla fine dell’esperienza chiunque era dispiaciuto all’idea di non rivedersi. Eravamo divisi in due cabine per le ragazze, una per i ragazzi e una per lo staff; oltre i bagni unici per genere e la sala comune. Il primo giorno, dopo il discorso introduttivo di ringraziamento per ogni membro che ha reso possibile tale esperienza, sono stati attaccati in ogni cabina due fogli i quali uno prevedeva le chores, cioè le attività di pulizia che a rotazione capitavano a tutti, e l’altro le attività previste per ogni giorno. Tutto era organizzato rispettando i tre obiettivi: permetterci di conoscerci e di imparare l’uno dall’altro, integrarsi in culture completamente diverse dalla nostra e ovviamente farci divertire. Al camp erano presenti ragazzi da tutto il mondo: Turchia,
Spagna, Danimarca, Norvegia, Slovenia, India, Brasile, Polonia, Regno Unito e così via.
Passando tutto il giorno insieme e svolgendo ogni attività, dalle più banali alle più complesse, in gruppo non è stato difficile integrarsi e conoscere diverse persone. In aggiunta quasi ogni sera era richiesto a tutti, a turno, di esporre una presentazione sul proprio paese permettendo agli altri di conoscerlo ancora di più, oltre ad alcuni souvenir, spille, dolci o pietanze tipiche portati da qualcuno. Le attività previste ogni giorno variano tra esperienze in campo fisico, come team building, survival o canottaggio, ad altre di visite culturali. Tra le città esplorate c’erano Amsterdam, Arnhem o Geofort. Altre attività, invece, ci immergevano in pieno nella cultura olandese: oltre alla visita di diversi mulini e alla scoperta del loro funzionamento, abbiamo assistito al processo di purificazione dell’acqua e alla fabbricazione della scarpa di legno tipica del paese. Ho trovato questa esperienza davvero interessante perché sono stata in grado di vedere la passione riposta in ogni singolo gesto. Tutte queste esperienze erano sempre seguite da momenti di svago. Per quanto riguarda l’esperienza culinaria ad ogni pasto era normalmente proposto un buffet di diversi piatti tipici. Ciononostante la maggior parte dei pasti prevedeva il pranzo da asporto, dunque tramezzini precedentemente preparati, e pasti in ristoranti o case di membri del Lions Club. Abbiamo avuto modo di andare alla pancake house e provare la specialità, oltre a piatti più classici come gli hamburger. Una sera la cena prevista era pizza fatta da noi in casa di un membro Lions, Casper; un altro giorno i membri del Club avevano preparato le lasagne; mentre l’ultimo giorno era a base orientale con pietanze come spaghetti di soia, involtini primavera e riso. In considerazione del numero di italiani presenti, quattro su venti era elevato rispetto agli altri paesi, abbiamo organizzato anche una serata a base italiana, cucinando noi l’amatriciana, le bruschette e il salame al cioccolato. Abbiamo avuto dunque la possibilità e il dovere di metterci in gioco ogni giorno. Questo ci ha permesso sia di sfidare le nostre paure e di uscire dalle nostre abitudini, sia di stringere rapporti molto belli anche se purtroppo brevi. Ogni sera passavamo la serata insieme, spesso scaldandoci al falò accompagnati dalla tipica birra olandese, provando il pane turco e dessert da diversi paesi. Abbiamo persino avuto la possibilità di festeggiare i 18 anni di un ragazzo italiano con una festa a sorpresa, la torta e le decorazioni. Dunque un’esperienza che ci ha permesso di crescere, di diventare più autonomi, di adattarci alle condizioni imposte e di imparare tanto sia sulle altre culture sia sulla lingua inglese parlata quotidianamente. Abbiamo fatto affidamento su noi stessi e sugli altri e le amicizie strette e le esperienze svolte ci permetteranno di portare questa esperienza per sempre con noi.
Scognamiglio Ilaria